ISSN 2039 - 6937  Registrata presso il Tribunale di Catania
Anno XVII - n. 05 - Maggio 2025

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Diritto alla riservatezza, indipendenza e garanzie idonee ad evitare rischi di controllo politico sulle decisioni dei giudici degli stati membri. Pronuncia della Corte di Giustizia.

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Corte di Giustizia, Grande Camera, sent. del 5 giugno 2023 nella causa C-204/21, Commissione europea c. Repubblica di Polonia.

La Grande Camera della Corte di Giustizia si è pronunciata sul rinvio pregiudiziale proposto dalla Commissione europea, volto a far dichiarare che il regime istituito in Polonia, in seguito all’adozione di una legge di modifica delle norme nazionali relative all’organizzazione degli organi giurisdizionali ordinari, amministrativi e della Corte suprema viola diverse disposizioni del diritto dell’Unione. La Corte, dopo aver ricordato che, nella scelta del proprio rispettivo modello costituzionale, gli Stati membri sono tenuti a osservare il requisito di indipendenza dei giudici derivante dall’articolo 2 e dall’articolo 19, paragrafo 1, secondo comma, TUE, ha ribadito che l’ordinamento giuridico dello Stato membro deve prevedere garanzie idonee ad evitare qualsiasi rischio di controllo politico del contenuto delle decisioni giudiziarie o di pressione e di intimidazione nei confronti dei giudici, che può far sorgere un’apparenza di mancanza di indipendenza o di imparzialità da parte loro, idonea a ledere la fiducia che la giustizia deve ispirare ai singoli in una società democratica e in uno Stato di diritto.

In particolare, la Corte di Lussemburgo ha affermato che la riforma del 2019, nei limiti in cui ha attribuito alla Sezione disciplinare della Corte suprema polacca, la cui indipendenza ed imparzialità non sono garantite, la competenza esclusiva a decidere in merito a controversie aventi incidenza diretta sullo status e sull’esercizio delle funzioni di giudice, pregiudica la loro indipendenza. Le predette disposizioni, inoltre, comportano il rischio che i giudici nazionali siano sanzionati in via disciplinare anche per aver effettuato rinvii pregiudiziali alla Corte. Nella decisione in esame, inoltre, la Corte ha dichiarato che la Polonia, adottando le disposizioni che impongono ai giudici l’obbligo di comunicare informazioni relative alle loro attività all’interno di associazioni e fondazioni senza scopo di lucro, nonché alla loro appartenenza a un partito politico, prima della loro nomina, e prevedendo la pubblicazione di tali informazioni, ha violato il diritto al rispetto della vita privata e il diritto alla protezione dei dati personali garantiti dalla Carta e dal RGPD.